Grafica mozzafiato, giocabilità iperrealistica, migliaia di titoli disponibili sul mercato, milioni di appassionati in tutto il mondo: troppo riduttivo restringere il mondo dei videogiochi ad un unico settore dell’intrattenimento, e oltremodo limitante ricondurre il fenomeno videogaming a delle semplici definizioni. Risale al 1948 il primo tentativo in assoluto di produrre un device, concepito solo e semplicemente a scopo di gioco, e l’apparecchio aveva un nome altisonante: “Cathode ray tube amusement device”. Il sistema usava otto valvole termoelettriche collegate al tubo catodico dell’apparecchio televisivo, e si ispirava chiaramente ai primi schermi radar della Seconda guerra mondiale.

Un passo avanti per quel che riguarda la complessità del gioco fu compiuto dall’impresa britannica Ferranti, che nel 1951 al “Festival of Britain” presentò Nimrod, macchina progettata da John Bennett appositamente allo scopo di sfidare la macchina in single player al Nim, un gioco di strategia matematica. Il maggior ostacolo alla diffusione di questi primi, pionieristici capolavori della tecnica erano le dimensioni gargantuesche delle macchine, che difficilmente potevano essere contenute in stanze seppur di grandi metrature.

La principale scommessa fu quindi la riduzione delle dimensioni, oltre che il miglioramento del software dei giochi stessi. Fu Steve Russell, uno studente del MIT, a riuscire in questo obiettivo. L’anno era il 1961: il gioco, semplice ma rivoluzionario allo stesso tempo, venne chiamato Spacewar! una vera e propria battaglia con navi in grado di sparare dei piccoli missili. Questo gioco, pietra miliare del settore, pose le basi per la costruzione nel 1966 della prima console da collegare ad un apparecchio televisivo, fino a giungere alla progettazione nel 1971 del primo gioco arcade della storia che aveva come base lo stesso Spacewar!: il nome del gioco era Galaxy Game e venne sviluppato per intero all’università di Stanford. Furono prodotti 1500 esemplari che non ebbero il meritato successo a causa della difficoltà del gioco stesso.

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La statunitense Atari, fondata nel 1972 da Nolan Bushnell e Ted Dabney, immise sul mercato quello che sarebbe diventato il primo trionfo commerciale di una console, e che incontrò il favore del pubblico soprattutto grazie al suo breakthrough game Pong, un’idea semplice ma innovativa. Pong era un game simulator del ping pong, e permetteva a due giocatori, collegati alla console attraverso un game pad, di sfidarsi in tempo reale mentre nelle rispettive parti dello schermo si aggiornava il punteggio della partita. Per la prima volta nella storia, le console per videogiochi entravano nelle case per diventare parte della nostra vita quotidiana.

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Il periodo a cavallo tra la fine degli anni Settanta e l’inizio anni Ottanta rappresenta l’età dell’oro per quel che riguarda la storia dei videogiochi: vennero infatti prodotti i primi giochi a diffusione globale, tra i quali troviamo titoli che divennero subito famosi, per poi trasformarsi in vere e proprie icone, come Asteroids, Night Driver, Breakout (disegnato da Steve Wozniak, cofondatore di Apple Computer) e Pac-Man, che vide il massiccio intervento dei programmatori e dell’industria giapponese nel settore soprattutto con Namco e Nintendo. Il titolo raggiunse popolarità tale che la memorabile sfera divoratrice di puntini colorati è spesso identificata come archetipo grafico del videogioco stesso. La portata del cambiamento consente di paragonarlo al passaggio dal cavallo all’automobile e, specialmente nel decennio degli anni Ottanta verso i Novanta, le innovazioni e i nomi di console e giochi sempre più accattivanti si rincorrevano sempre più velocemente per raggiungere il traguardo del successo commerciale.

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Sega Master System, Sega Drive, Game Boy, Super Nintendo, erano i supporti per giochi che ancora appassionano nelle loro versioni moderne, e i videogiochi ancora contemporanei quali Legend of Zelda, Dragon Quest, Final Fantasy. Le nuove regole del mercato richiedevano giocatori sempre più importanti. Sony lancia Playstation e le relative generazioni evolute, fino ad arrivare alla Playstation 4; non meno agguerrita Microsoft con la sua Xbox, unica vera alternativa alla casa di Tokio; presente anche qualche titolo di successo dell’outsider ed irriducibile Nintendo con la sua Wii. In quale misura il videogaming abbia influenzato la cultura in generale è testimoniato dal fatto che ormai i personaggi dei videogiochi diventano personaggi cinematografici e viceversa: chi non conosce, per esempio, Mario, che oltre ad essere nella finzione del gioco un idraulico italiano, è anche uno dei personaggi di fiction più noti a livello internazionale? I titoli di videogiochi moderni contano con milioni di copie vendute o con altrettanti numeri di download, cifre fantascientifiche se si pensa alle 1900 copie di Pong vendute alle sale di arcade. La complessità delle trame di giochi quali Assassin’s Creed, The Last of Us oppure L.A. Noire, ci fanno pensare più ad un buon film nella cui trama possiamo intervenire a livello interattivo piuttosto che ad un gioco. Non se ne può più fare a meno, e grazie a piattaforme portatili come Nintendo DS e PSP prima, e Vita poi, l’esperienza del videogaming è diventata portable. L’evoluzione dei supporti per videogioco non ha interessato solo le console, ma ha segnato anche il destino della telefonia. Il passaggio dal telefono fisso al telefono portatile fu già di per sé notevole, ma lo sviluppo di cui è stato oggetto quest’ultimo è quasi una storia a parte. Fra le varie innovazioni tecnologiche applicate al telefono, l’alleggerimento dei software e l’avvento della tecnologia touchscreen sono quelle che ci danno la possibilità di giocare agilmente sul nostro telefonino con la maggior parte dei titoli in commercio, anche se nella loro versione semplificata: alcuni di questi arcinoti, quali Mario Run e Pokemon Go, altri nuovi, ma altrettanto apprezzati, come Candy Crush. La vera grande rivoluzione, per quel che riguarda la videoludica, è la fruibilità e l’accessibilità: oggi tutti i giochi sono fruibili ed accessibili ovunque: basta scaricarli su una piattaforma Android, per esempio. I sopracitati Pong e Pac-Man sono infatti scaricabili su un qualsiasi telefonino con software Android. Qualsiasi gioco può essere digitalizzato e giocato su una di queste piattaforme che solo pochi decenni fa occupavano intere stanze, ed ora pesano meno di 100 grammi. I giochi di carte, per esempio: teatro delle partite sono, nell’immaginario, locali di solito fumosi, tra carte da gioco consunte e segnate, e occhiatacce ldagli avversari… ma molto di tutto questo si ripropone in versione moderna, e viene sostituito da un’app per Android.

Il futuro dei videogiochi? Realtà virtuale o fisica, vedrà il coinvolgimento di tutti i sensi… Let’s play! 

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